L' endometriosi è una malattia in cui un tessuto simile a quello che riveste l'utero cresce al di fuori di esso, su altri organi. Questa condizione può causare infiammazioni, aderenze e, in alcuni casi, compromettere la fertilità. I principali sintomi comprendono dolore pelvico cronico, mestruazioni dolorose (dismenorrea), dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia) e disturbi gastrointestinali.

 

La vulvodinia è una condizione medica caratterizzata da dolore cronico e persistente nella zona vulvare, senza una causa evidente, che dura almeno 3 mesi. I sintomi principali includono bruciore, prurito, sensazione di punture di spilli e dispareunia.

 

Endometriosi e vulvodinia sono due patologie ginecologiche che affliggono milioni di donne in tutto il mondo, eppure spesso sono invisibili, non solo agli occhi della società, ma anche a quelli di molti professionisti sanitari.

Le statistiche dimostrano che circa il 70% delle donne che soffre di vulvodinia consulta tre o più medici prima di ricevere una diagnosi corretta. Mentre le donne con endometriosi possono impiegare anche 11 anni per ricevere una diagnosi. Questo tempo di attesa è spesso accompagnato dalla sensazione di non essere credute.
Ma perché
queste donne devono affrontare ostacoli così importanti per vedere il loro dolore riconosciuto?
Storicamente le malattie prettamente femminili sono state a lungo sottovalutate in medicina. La ricerca medica ha a lungo utilizzato gli uomini come modello standard per studi clinici, lasciando le donne sottorappresentate.
Nei secoli scorsi addirittura, i sintomi delle donne che oggi riconosceremmo come patologie croniche o ginecologiche venivano spesso attribuiti all’ “isteria”, un termine carico di pregiudizio di genere, che le etichettava come emotivamente instabili. Oggi, anche se il linguaggio è cambiato, l’eco di quei pregiudizi persiste in frasi come “
è tutto nella tua testa” o “devi solo rilassarti”, per fortuna frasi sulla bocca di sempre meno professionisti.

Il dolore cronico che accompagna queste patologie non si limita alla dimensione fisica. Esso permea ogni aspetto della vita quotidiana: dalla sfera sessuale a quella lavorativa, dalla sfera sociale a quella psicologica.
Molte donne che vivono con vulvodinia ed endometriosi riportano un senso di frustrazione, solitudine e inadeguatezza. La difficoltà nell’essere credute, il sospetto che il dolore non sia “realmente” presente, crea un isolamento emotivo che può minare la loro autostima e il senso di identità.

A causa di pregiudizi radicati nella nostra cultura, molte donne si sentono giudicate, inadeguate, incapaci di soddisfare le aspettative sociali di "donna ideale". Questo peso psicologico può farle sentire come se non fossero abbastanza.

La vulvodinia e l'endometriosi sono patologie che richiedono non solo una diagnosi accurata e un trattamento medico, ma anche una comprensione profonda delle implicazioni psicologiche ed emotive che ne derivano.
Le donne che affrontano queste condizioni meritano di essere ascoltate, credute e supportate in ogni aspetto della loro vita.
La psicoterapia può giocare un ruolo cruciale nel percorso di legittimazione del dolore e nell’aiuto a riscoprire una visione di sé più positiva e autentica.

Un percorso psicoterapico può essere un aiuto importante per le donne che vivono con queste patologie, poiché consente di affrontare il dolore non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello psicologico. La terapia può supportare la donna nel comprendere e rielaborare il proprio vissuto emotivo, aiutandola a distaccarsi dai giudizi negativi che spesso la società impone. Può anche essere un luogo in cui esplorare le proprie difficoltà relazionali, sia con il partner che con le persone che le circondano, e imparare a gestire meglio le emozioni legate alla condizione.

 

 

 

Post del 7 Novembre 2022

 

Durante quest'ultimo anno in Italia sono stati fatti molti passi avanti nel riconoscimento di questa malattia invalidante e invisibile che è la vulvodinia.
Venerdì scorso si è svolto a Roma il primo congresso nazionale sulla vulvodinia.
È stato un onore esserci, in quanto ha rappresentato un altro mattone su cui continuare a costruire.
C'è ancora molta strada da fare.
Molti professionisti hanno condiviso le loro conoscenze e scoperte recenti, dando vita al titolo scelto per il congresso: "La forza dell'informazione e della ricerca".
Sono emerse molte riflessioni, tra cui la necessità di un maggiore coinvolgimento della figura dello psicologo nella gestione di questa malattia.
Sono state trattate anche verità dolorose, come le ragioni per cui, fino a tempi recenti, questa condizione è stata scarsamente studiata e sottovalutata: la salute delle donne è stata a lungo poco studiata e il dolore femminile è ancora normalizzato.
Ma come ha detto un'attivista: QUESTO È SOLO L'INIZIO.